Innominata – Monte Bianco
Una cresta del Monte Bianco che mai avrei immaginato di fare fino a qualche anno fa.
Una cresta più di resistenza che di difficoltà per un giro di oltre 33 km (così segnava il gps a fine giornata).
Resistenza, dopo l’infortunio alla caviglia di marzo proprio questo aspetto mi preoccupava anche se i feedback positivi non erano mancati: in primavera avevo infatti affrontato la Nord del Gran Paradiso in giornata dal parcheggio con gli amici Marco Bozzolo e Baga (Manuel Bagarolo) senza troppe difficoltà.
Ed è proprio quest’ultimo a propormi di affrontare il “tetto” d’Europa l’8 luglio scorso lungo questa famosa e poco frequentata salita.
Partiamo dalla Val Veny super tranquilli e in due orette, lunga una ferrata facile raggiungiamo il Rifugio Monzino, punto di ripartenza ideale per comodità e minor rischio.
Ore 23:50 suona la sveglia e facciamo colazione, o possiamo chiamarlo spuntino di mezzanotte?
Oggi Baga ha le mani di burro, in poche ore ha perso un bastone e un friend che fortunatamente siamo riusciti a recuperare: la cima sembra non arrivare mai. Inizia la parte dove occorre prestare la massima attenzione, la cresta finale del Bruillard.
Ore 12:00 arriviamo finalmente in vetta, sono stanco ma emozionato: la prima volta per me in cima al Monte Bianco 4.810 metri!
Giornata perfetta, non una nuvola e non filo di vento, siamo soli. Silenzio.
Inizia il lungo rientro con l’infinita discesa sali-scendi per i Trois Monts, tutta la Vallée Blanche per arrivare al Col des Flambeaux con i suoi cento metri di dislivello che sembrano un milione!
Ore 15:00 siamo al Rifugio Torino: birra (per me raddler meno alcool) e una bella fetta di torta per un’esperienza magnifica vissuta con un grande socio più esperto di me che ringrazio tanto.
Shanty
